Il concetto base per questa storia ha origine nel primo lockdown causato dal covid-19: marzo/aprile 2020.
Nonostante la mia vita lavorativa, a differenza di molti
altri, non si sia mai fermata, nei weekend anch’io ero bloccato a casa senza
possibilità di uscire.
Durante i lunghi pomeriggi, con mio figlio, giocavamo, guardavamo film,
ascoltavamo la musica etc.
Talvolta disegnavamo.
Con le matite, ad un certo punto, per scherzo tracciai una forma ovoidale.
Subito ambientai la figura tracciando un orizzonte: era un Uovo! Ed emergeva.
Ma da cosa?
Ribaltai i colori del tramonto dipingendo il mare rosso sangue e il cielo blu
cobalto. Ora era il mare ad essere morente, mentre il cielo, sopra la testa del
buffo Uovo, era eterno e oscuro.
“Uovo cosmico emerge dal brodo primordiale”.
Ma quindi si trattava di un inizio o di una fine? Di una
partenza o di un traguardo?
Entrambi. Il disegno, creato automaticamente quasi per scherzo, era diventato
il concept per una storia bizzarra.
Un racconto selvaggio dove gli archetipi si sprecano.
Le storie di avventura di Giulio Verne si mischiano con i cartoni animati
giapponesi, nozioni di alchimia danzano nell’ampolla frastornate dall’heavy
metal, simboli e miti di culture diverse si scontrano e si fondono mentre la
fantascienza ritrova la sua essenza più cruda e straniante.
Niente pistoleri bellocci che guidano con guanti di pelle sfavillanti astronavi
di metallo cromato.
Non c’è spazio per i complessati sanguinari con gli innesti nel cervello tanto
cari alla narrativa cyberpunk.
Robottoni e colonie spaziali rotanti sembrano reminescenze nostalgiche di altre
epoche.
E non aspettatevi la morale confortante della fantascienza
spielbergiana.
“l’ultimo Cercatore” è la storia di un primitivo che cerca di fuggire da un
mondo mostruoso e spietato.
Ovviamente non vi svelo se ci riuscirà.
Ma vi garantisco che la sua storia, fa già parte della vita di tutti voi.
Anche se ancora non lo sapete …
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